L’uomo dei ratti

Il romanzo clinico freudiano detto «L’Uomo dei topi»

 

Autore: Luigi Burzotta
Editore: ETS
Collezione: Liberta’ di psicanalisi (29)
Anno: 2022
Pagine: 160

Luigi Burzotta

Il giovane Ernst Lanzer, reduce dalle manovre militari, si è presentato nello studio di Freud per chiedergli un certificato che attestasse la necessità per lui ineludibile di realizzare una fantasia ossessiva nella quale ha incluso due ufficiali suoi colleghi: a loro deve coattivamente chiedere di recarsi insieme all’ufficio postale di Z per eseguire, con la signorina dello sportello, quella bizzarra scenetta di restituzione di una somma di denaro.

Gli stessi tratti ossessivi di ciò che Freud non ha esitato a chiamare “delirio”, presenta il progetto di matrimonio con la cugina Gisela, una donna verso la quale egli tuttavia sostiene di non nutrire alcun appetito sessuale. L’idea s’impone dopo che il padre gli ha manifestato la sua disapprovazione a frequentarne la casa e che si configura come sintomo, dopo che la debole interdizione paterna ha trovato riscontro nell’iterato e netto rifiuto di lei. Ciò che egli, pur sempre tentato, non ha portato mai a compimento con la perdurante fantasia ossessiva di restituzione, ha trovato invece fatale attuazione, dopo la prematura fine dell’analisi, nelle nozze celebrate con la cugina; sponsali che, in coppia con quelli più ambiziosi progettati dalla madre, erano stati la stoffa del suo sintomo durante la cura, ma che ora aprivano la strada per incontrare finalmente, andato alla guerra, il vero unico creditore.

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In previsione del seminario di Marc Morali l’11 novembre 2023 da titolo Il rovescio della medaglia, pubblichiamo qui un breve estratto di un testo pubblicato in Désir et responsabilité de l’analyste face ą la clinique actuelle (2013), sotto la direzione di Jean Pierre Lebrun per i tipi delle edizioni Érès.

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Il dottor Cacho stasera ci parlerà di un tema che in qualche modo abbiamo affrontato ma che naturalmente lui tratterà a suo modo, con la ricchezza che gli è propria. Il titolo che ha voluto dare alla sua conferenza è «Oblio e funzione del nome». Se qualcuno di voi avesse letto l’annuncio sul «Corriere della Sera» naturalmente si sarà reso conto che è sbagliato, era «Oblio e dimenticanza del nome», che comunque non è dispiaciuto come lapsus al dottor Cacho, e di questo poi ci vorrà parlare. Dunque, gli lascio senz’altro la parola.