L’economia del masochismo

Autore: Marisa Fiumanò
Editore: A.L.I. Milano
Anno: 2015
Pagine: 203

Marisa Fiumanò
Edizione a cura di Silvia Biancardi.

Nota al testo: Il testo qui presentato è la trascrizione del seminario tenuto da Marisa Fiumanò il primo lunedì del mese, da ottobre 2014 a giugno 2015, nel quadro degli insegnamenti del Laboratorio freudiano per la formazione degli psicoterapeuti Milano e dell’Associazione lacaniana internazionale Milano.

Marisa Fiumanò è psicoanalista, membro AMA dell’Association lacanienne internationale (ALI) e direttrice della scuola di psecializzazione Laboratorio freudiano – Milano.

Il tema del masochismo è veramente difficile da delimitare e da definire. Freud gli dedica un saggio, ne parla anche in altri luoghi, ma lo scritto principale che dedica a questo tema è del 1924: il problema economico del masochismo. Freud procede con olte ambiguità e esitazioni. Quando Lacan lo riprende, nel considerarlo nel corso dei suoi Seminari, mette in risalto le sfaccettature dell’argomento, lo tratta in contesti diversi ma mai in maniera esaustiva ed organica.” (p. 3)

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È un libro sulla violenza psicologica e fisica di un uomo nei confronti di una donna, che definisce “sua”.

Dietro i fatti ci sono i meccanismi psichici che agiscono sugli attori e questo è l’aspetto su cui più ci interroghiamo nei casi di violenza.

Qual è il meccanismo psicologico che fa interagire i due protagonisti e che sostiene tutta la vicenda?

Come dice ad un certo punto una terapeuta consultata da Elisabetta, la protagonista, la donna abusata, ci vuole una certa complicità da parte della vittima per permettere violenze reiterate, denunce fatte e poi ritirate così come l’esporsi al rischio di essere ammazzata.

Su questa “complicità” voglio soffermarmi. La metto tra virgolette perché in genere è definito “complice” il rapporto tra un uomo violento e una donna che si lascia sottomettere. Forse però il termine non è appropriato perché la complicità sottintende anche un obiettivo comune che invece, in questo caso, è del tutto assente.

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Una riflessione dal capitolo XIV del seminario di Lacan L’etica della psicanalisi.

Abstract: L’episodio evocato da Lacan dell’incontro tra San Martino e il mendicante ci offre uno spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).

Intervento al terzo incontro di ALI in Italia su L’Etica della psicanalisi

Il punto di partenza per questa riflessione è la citazione presente nel capitolo XIV del Seminario VII L’Etica della psicoanalisi in cui Lacan parla dell’amore per il prossimo e più precisamente dell’episodio di san Martino (pag. 219 e seguenti).

​Ricordiamo brevemente l’episodio di san Martino: un giorno, quando Martino è ancora un soldato romano, incontra un povero. Senza pensarci, taglia con la spada il proprio mantello e lo offre al mendicante; immediatamente il sole si alza in cielo e la temperatura si scalda. La notte successiva, Martino ha una visione: Gesù gli fa visita e gli riporta il pezzo mancante del suo mantello. Al risveglio, il mantello è nuovamente intatto; a seguito di questo episodio, Martino decide di farsi battezzare, di lasciare l’esercito e di prendere i voti (e diventerà vescovo nell’anno 372 a Tours).

Questo episodio ci fa riflettere su due aspetti: il primo, più vicino al piano etico, evidenzia una divisione tra il nostro (presunto) bene e il bene dell’altro a cui non è allineato. Lacan pone la questione di come queste due posizioni potrebbero non incontrarsi mai; ci suggerisce, inoltre, che il povero potesse forse mendicare qualcos’altro: forse voleva che san Martino lo uccidesse o anche che lo fottesse, e quindi non volesse necessariamente essere aiutato come san Martino ipotizzava. Ecco qui un primo spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).