Ethical and Aesthetic Explorations of Systemic Practice

New Critical Reflections

Autore: Pietro Barbetta, Maria Esther Cavagnis, Inga-Britt Krause, Umberta Telfener
Editore: Routledge
Anno: 2022
Pagine: 172

In Ethical and Aesthetic Explorations of Systemic Practice, the four co-authors come together to rhizomatically consider how systemic theories can be reinvigorated in the present day.

This fascinating book uses the ideas and work of renowned anthropologist Gregory Bateson as a springboard from which to examine the fundamental tenets of systemic theory and practice, as well as looking to the work of Deleuze, Guattari, Maturana, Varela and von Foerster. Including contributions from a range of renowned therapists, each chapter examines the guiding principles from a critical perspective, asking questions around the ontology of the therapeutic encounter and the technique of therapy itself.

This revivifying volume will be of interest to systemic professionals, and those looking at how the systemic community can continue to grow and evolve.

 

Table of Contents

1. Introduction: Why Ethic and Aesthetic in Systemic Practices  2. Two Regimes of Madness in Psychotherapy  3. Revolutionary Childhood  4. Thoughts from the Outside  5. Getting Sick from Psychotherapy: Our Co-Responsibility in Unintended and Undesired Outcomes  6. Aesthetics, Ethics and Politics in Childhood Matters  7. Clinical Practice as Ecological Aesthetics  8. Babel, Bebel and Other Dangerous Glossolalia  9. Postscript: The Event

 

Author(s)

Biography

 

Pietro Barbetta is a psychotherapist, Director of the Milan Center of Family Therapy and Professor of Psychodynamic Theories at Bergamo University, Italy. He is also works as an ethno-clinical therapist with asylum seekers and refugees, and has authored works in English, Italian, Spanish and French.

Maria Esther Cavagnis is the Director of Studies, Clinical Research Team Coordinator and Senior Tutor in the therapist training programme at the Family Therapy Foundation in Buenos Aires, Argentina. She is a visiting lecturer at several universities in Argentina and Latin America and has worked in private practice since 1982.

Inga-Britt Krause is a social anthropologist, Consultant Systemic Psychotherapist and Lead of the Professional Doctorate in Systemic Psychotherapy at The Tavistock & Portman NHS Foundation Trust, UK. She is an international systemic psychotherapy teacher, trainer and supervisor, Visiting Professor in Social Anthropology at the University of Oslo, and consultant to several contemporary anthropological research projects.

Umberta Telfener is a teacher at the Milan School of Family Therapy, Italy and is Chair of the European Family Therapy Association Training Institutes Chamber (EFTA-TIC). Formerly Adjunct Professor at the Health Psychology Postgraduate School of the University of Rome La Sapienza, she has supervised public mental health structures and worked in private practice since 1982. She has authored works in both English and Italian.

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È un libro sulla violenza psicologica e fisica di un uomo nei confronti di una donna, che definisce “sua”.

Dietro i fatti ci sono i meccanismi psichici che agiscono sugli attori e questo è l’aspetto su cui più ci interroghiamo nei casi di violenza.

Qual è il meccanismo psicologico che fa interagire i due protagonisti e che sostiene tutta la vicenda?

Come dice ad un certo punto una terapeuta consultata da Elisabetta, la protagonista, la donna abusata, ci vuole una certa complicità da parte della vittima per permettere violenze reiterate, denunce fatte e poi ritirate così come l’esporsi al rischio di essere ammazzata.

Su questa “complicità” voglio soffermarmi. La metto tra virgolette perché in genere è definito “complice” il rapporto tra un uomo violento e una donna che si lascia sottomettere. Forse però il termine non è appropriato perché la complicità sottintende anche un obiettivo comune che invece, in questo caso, è del tutto assente.

Il Disagio della civiltà dal mantello di san Martino a La dolce vita

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Una riflessione dal capitolo XIV del seminario di Lacan L’etica della psicanalisi.

Abstract: L’episodio evocato da Lacan dell’incontro tra San Martino e il mendicante ci offre uno spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).

Intervento al terzo incontro di ALI in Italia su L’Etica della psicanalisi

Il punto di partenza per questa riflessione è la citazione presente nel capitolo XIV del Seminario VII L’Etica della psicoanalisi in cui Lacan parla dell’amore per il prossimo e più precisamente dell’episodio di san Martino (pag. 219 e seguenti).

​Ricordiamo brevemente l’episodio di san Martino: un giorno, quando Martino è ancora un soldato romano, incontra un povero. Senza pensarci, taglia con la spada il proprio mantello e lo offre al mendicante; immediatamente il sole si alza in cielo e la temperatura si scalda. La notte successiva, Martino ha una visione: Gesù gli fa visita e gli riporta il pezzo mancante del suo mantello. Al risveglio, il mantello è nuovamente intatto; a seguito di questo episodio, Martino decide di farsi battezzare, di lasciare l’esercito e di prendere i voti (e diventerà vescovo nell’anno 372 a Tours).

Questo episodio ci fa riflettere su due aspetti: il primo, più vicino al piano etico, evidenzia una divisione tra il nostro (presunto) bene e il bene dell’altro a cui non è allineato. Lacan pone la questione di come queste due posizioni potrebbero non incontrarsi mai; ci suggerisce, inoltre, che il povero potesse forse mendicare qualcos’altro: forse voleva che san Martino lo uccidesse o anche che lo fottesse, e quindi non volesse necessariamente essere aiutato come san Martino ipotizzava. Ecco qui un primo spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).