L’inconscio è il sociale
Desiderio e godimento nella contemporaneità
Autore: Marisa fiumanò
Editore: Bruno Mondadori
Collezione: Testi e pretesti
Anno: 2010
Pagine: 176
Marisa Fiumanò
Il mito delle Danaidi, condannate da Giove a riempire perennemente una botte dal fondo bucato, è evocato da Lacan per definire la natura paradossale del godimento (jouissance), mai sufficiente a colmare il nostro corpo che ne è sempre alla ricerca. Il godimento ci attraversa incessantemente come un flusso inarrestabile. Come governarlo? Come arginare le sue derive, i suoi eccessi, la dipendenza da ciò che lo produce? Con continuo riferimento alla lezione lacaniana, questo saggio esplora le difficoltà e le modalità del godimento nelle nostre società democratiche e liberali, egualitarie e individualiste, sessualmente disinibite. In realtà sofferenti, prive di legami identitari e di referenze simboliche, seppure attraversate da segnali di controtendenza. Alla base dell’indagine si situa l’aforisma di Lacan che dà il titolo al libro: “l’inconscio è il sociale”. La logica del “discorso del capitalista” risulta insostenibile e abolisce il soggetto, affermava Lacan all’inizio degli anni settanta, e alla fine non può che produrre degli anticorpi. La psicanalisi è l’anticorpo per eccellenza, perché sostiene la centralità del soggetto, il suo desiderio e un legame sociale che sia con essi compatibile.
Marisa Fiumanò
Psicoanalista e saggista, lavora a Milano dal 1987. La sua formazione analitica si è svolta prima a Roma con Muriel Drazien e successivamente a Grenoble con Jean Paul Hiltenbrand. E’ membro fondatore dell’associazione Cosa Freudiana e membro AMA dell’Association Lacanienne Internationale.
Dal 1979 al 1986, su incarico del Ministero della Pubblica Istruzione, ha lavorato presso l’Istituto di Psichiatria dell’Università di Roma e successivamente presso l’Istituto di Psichiatria di Affori (Milano).
Nella seconda metà degli anni ’90 e nei primi anni del 2000 si è occupata di procreazione assistita e della sua regolamentazione giuridica, in collaborazione con ginecologhe, giuriste, psicologhe e assistenti sociali. Per loro ha tenuto dei Seminari di formazione promossi dalla regione Lombardia.
Dal 1993 è responsabile del Laboratorio Freudiano-Milano ( riconosciuto dal Miur nel 2002 come Scuola di specializzazione)
Nel 2005 ha fondato con altri colleghi l’ Associazione lacaniana internazionale- Milano ( ALI-Milano)
Dal 2011 e fino al 2016 è stata membro del cartel di presidenza di ALI in Italia.
Nel 2009, con alcuni psicoanalisti dell’ALI-Milano, ha creato il Consultorio Edipo in città, un luogo di consultazione per le nuove forme di sofferenza psichica.
Dal 2009 al 2011, su incarico del Comitato Pari Opportunità dell’Università di Milano-Bicocca, ha attivato il Consultorio Edipo all’Università rivolto agli studenti e al personale docente e amministrativo dell’Ateneo.
Dal 2002 a tutt’oggi é direttore responsabile della Scuola di specializzazione per psicoterapeuti Laboratorio Freudiano – Milano, istituto legalmente riconosciuto
Dal 2014 al 2016 è incaricata della supervisione del lavoro degli educatori della cooperativa “Comunità-Progetto” sulle problematiche relative alla immigrazione.
Dalla metà degli anni ’90 a tutt’oggi collabora con la Casa della Cultura di Milano dove ha tenuto numerosi cicli di seminari e conferenze. Dal 2015 fa parte del suo Consiglio culturale.
Studi e ricerche
I suoi studi e ricerche concernono principalmente la sessualità femminile e la relazione fra i sessi, l’economia psichica che regola la nostra modernità, il rapporto fra psicoanalisi e nuove tecnologie, le letture comparate dei classici della psicoanalisi, in particolare di Freud e Lacan.
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Questo libro è composto dalle trascrizioni di tre Seminari tenuti da Jean-Paul Hiltenbrand a Milano per gli allievi del Laboratorio freudiano e i soci dell’Associazione lacaniana internazionale Milano. È la seconda raccolta dei suoi testi (il primo volume si intitolava, come i concetti trattati, Transfert, Oggetto a, Identificazione, et al./edizioni, Milano 2013) e contiene la ricchezza distillata di un importante lavoro teorico e di una lunga pratica clinica. Questa volta sono riesaminate la pulsione, la ripetizione e la rimozione, al cuore della dinamica della cura ma anche regolatrici, o sregolatrici, della nostra vita.
Un commento al libro di Eleonora De Nardis “Sei mia”
È un libro sulla violenza psicologica e fisica di un uomo nei confronti di una donna, che definisce “sua”.
Dietro i fatti ci sono i meccanismi psichici che agiscono sugli attori e questo è l’aspetto su cui più ci interroghiamo nei casi di violenza.
Qual è il meccanismo psicologico che fa interagire i due protagonisti e che sostiene tutta la vicenda?
Come dice ad un certo punto una terapeuta consultata da Elisabetta, la protagonista, la donna abusata, ci vuole una certa complicità da parte della vittima per permettere violenze reiterate, denunce fatte e poi ritirate così come l’esporsi al rischio di essere ammazzata.
Su questa “complicità” voglio soffermarmi. La metto tra virgolette perché in genere è definito “complice” il rapporto tra un uomo violento e una donna che si lascia sottomettere. Forse però il termine non è appropriato perché la complicità sottintende anche un obiettivo comune che invece, in questo caso, è del tutto assente.
Il Disagio della civiltà dal mantello di san Martino a La dolce vita
Una riflessione dal capitolo XIV del seminario di Lacan L’etica della psicanalisi.
Abstract: L’episodio evocato da Lacan dell’incontro tra San Martino e il mendicante ci offre uno spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).
Intervento al terzo incontro di ALI in Italia su L’Etica della psicanalisi
Il punto di partenza per questa riflessione è la citazione presente nel capitolo XIV del Seminario VII L’Etica della psicoanalisi in cui Lacan parla dell’amore per il prossimo e più precisamente dell’episodio di san Martino (pag. 219 e seguenti).
Ricordiamo brevemente l’episodio di san Martino: un giorno, quando Martino è ancora un soldato romano, incontra un povero. Senza pensarci, taglia con la spada il proprio mantello e lo offre al mendicante; immediatamente il sole si alza in cielo e la temperatura si scalda. La notte successiva, Martino ha una visione: Gesù gli fa visita e gli riporta il pezzo mancante del suo mantello. Al risveglio, il mantello è nuovamente intatto; a seguito di questo episodio, Martino decide di farsi battezzare, di lasciare l’esercito e di prendere i voti (e diventerà vescovo nell’anno 372 a Tours).
Questo episodio ci fa riflettere su due aspetti: il primo, più vicino al piano etico, evidenzia una divisione tra il nostro (presunto) bene e il bene dell’altro a cui non è allineato. Lacan pone la questione di come queste due posizioni potrebbero non incontrarsi mai; ci suggerisce, inoltre, che il povero potesse forse mendicare qualcos’altro: forse voleva che san Martino lo uccidesse o anche che lo fottesse, e quindi non volesse necessariamente essere aiutato come san Martino ipotizzava. Ecco qui un primo spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).
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