« J’ai fait entrer un éléphant
dans mon séminaire…»

Ho fatto entrare un elefante nel mio seminario

di Marc Morali
anno: 2013
Editore: Éditions érès

MARC MORALI, psichiatra e psicoanalista a Strasburgo, membro dell’Associazione lacaniana internazionale, direttore della rivista Revue Lacanienne. Ha diretto Apertura per i tipi delle edizioni Érès. Autore di numerosi articoli sull’articolazione fra politica e psicoanalisi fra cui: Eclats du corps ( in R.L. 2021), Prêt-à-porter ou sur mesure ? in « le Marché de l’identité » ( R. L. 2020) ; « refus de savoir, refus du savoir ? » (R. L. 2019) ; Alcool, poésie et bile noire… un tour de lecture (2010), La fourmi est l’homme idéal in Apertura « Mots d’ordre », 2002, presso Erès. Il prossimo numero della Revue Lacanienne verrà pubblicato a fine ottobre 2023: « HAINES »

MARC MORALI, ancien psychiatre, psychanalyste à Strasbourg, membre de l’Association Lacanienne Internationale, directeur de la Revue Lacanienne. A dirigé la revue Apertura chez Erès. Auteur de nombreux articles sur l’articulation du politique à la psychanalyse dont: Eclats du corps ( in R.L. 2021), Prêt-à-porter ou sur mesure ? in « le Marché de l’identité » ( R. L. 2020) ; « refus de savoir, refus du savoir ? » (R. L. 2019) ; Alcool, poésie et bile noire… un tour de lecture (2010), La fourmi est l’homme idéal in Apertura « Mots d’ordre », 2002, chez Erès. Prochain numéro de la Revue Lacanienne à paraitre fin octobre 2023: « HAINES »

 

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In previsione del seminario di Marc Morali l’11 novembre 2023 da titolo Il rovescio della medaglia, pubblichiamo qui un breve estratto di un testo pubblicato in Désir et responsabilité de l’analyste face ą la clinique actuelle (2013), sotto la direzione di Jean Pierre Lebrun per i tipi delle edizioni Érès.

“… il lavoro con gli adolescenti inseriti in istituti, il più delle volte per casi di delinquenza, è reso difficile dall’acculturazione in cui si trovano, per la quasi totale assenza di adulti nei ruoli genitoriali, come potevano essere concepiti fino al recente passato.

Si tratta, se vogliamo poter iniziare a sviluppare un lavoro sulla parola, di prendere sul serio ciò che Lacan chiama “presenza dell’analista”, cioè questo movimento di ritiro, che permette ciò che chiamiamo cambiamento del discorso.

Ciò però è possibile solo se e solo se lo psicoanalista comprende che non può esserci astrazione di una presenza senza che questa presenza abbia prima potuto stabilirsi in una modalità che va oltre l’apparenza.”

 

… le travail avec des adolescents placés en institution le plus souvent pour des affaires de délinquance est rendu difficile par l’acculturation dans laquelle ils se trouvent, du fait même de l’absence quasi totale des adultes dans les rôles parentaux, tels qu’ils pouvaient être conçus jusqu’à un passé récent.

Il s’agit, si l’on veut pouvoir commencer à élaborer un travail sur la parole, de prendre au sérieux ce que Lacan nomme « présence de l’analyste », c’est-à-dire ce mouvement de retrait, qui permet ce que nous appelons changement de discours.

Cependant, cela n’est possible que si et seulement si le psychanalyste entend qu’il ne peut y avoir abstraction d’une présence sans qu’au préalable cette présence ait pu être mise en place sur un mode qui excède le semblant.

 

 

 

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È un libro sulla violenza psicologica e fisica di un uomo nei confronti di una donna, che definisce “sua”.

Dietro i fatti ci sono i meccanismi psichici che agiscono sugli attori e questo è l’aspetto su cui più ci interroghiamo nei casi di violenza.

Qual è il meccanismo psicologico che fa interagire i due protagonisti e che sostiene tutta la vicenda?

Come dice ad un certo punto una terapeuta consultata da Elisabetta, la protagonista, la donna abusata, ci vuole una certa complicità da parte della vittima per permettere violenze reiterate, denunce fatte e poi ritirate così come l’esporsi al rischio di essere ammazzata.

Su questa “complicità” voglio soffermarmi. La metto tra virgolette perché in genere è definito “complice” il rapporto tra un uomo violento e una donna che si lascia sottomettere. Forse però il termine non è appropriato perché la complicità sottintende anche un obiettivo comune che invece, in questo caso, è del tutto assente.

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Una riflessione dal capitolo XIV del seminario di Lacan L’etica della psicanalisi.

Abstract: L’episodio evocato da Lacan dell’incontro tra San Martino e il mendicante ci offre uno spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).

Intervento al terzo incontro di ALI in Italia su L’Etica della psicanalisi

Il punto di partenza per questa riflessione è la citazione presente nel capitolo XIV del Seminario VII L’Etica della psicoanalisi in cui Lacan parla dell’amore per il prossimo e più precisamente dell’episodio di san Martino (pag. 219 e seguenti).

​Ricordiamo brevemente l’episodio di san Martino: un giorno, quando Martino è ancora un soldato romano, incontra un povero. Senza pensarci, taglia con la spada il proprio mantello e lo offre al mendicante; immediatamente il sole si alza in cielo e la temperatura si scalda. La notte successiva, Martino ha una visione: Gesù gli fa visita e gli riporta il pezzo mancante del suo mantello. Al risveglio, il mantello è nuovamente intatto; a seguito di questo episodio, Martino decide di farsi battezzare, di lasciare l’esercito e di prendere i voti (e diventerà vescovo nell’anno 372 a Tours).

Questo episodio ci fa riflettere su due aspetti: il primo, più vicino al piano etico, evidenzia una divisione tra il nostro (presunto) bene e il bene dell’altro a cui non è allineato. Lacan pone la questione di come queste due posizioni potrebbero non incontrarsi mai; ci suggerisce, inoltre, che il povero potesse forse mendicare qualcos’altro: forse voleva che san Martino lo uccidesse o anche che lo fottesse, e quindi non volesse necessariamente essere aiutato come san Martino ipotizzava. Ecco qui un primo spunto di riflessione e di lavoro, la possibilità di un non incontro tra il bene presunto (in questo caso di san Martino) e quello di un altro (il mendicante).